6° Festival dei Giardini

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Io

Progettista CREPET LIDIA
Giardino 7
Padiglione 6

“La bellezza è nel processo, non nel momento in cui entri nel giardino.
È l’aspettativa di quel che sarà.
Se non avesse a che fare con il cambiamento stagionale, nessuno tornerebbe”

Piet Oudolf

“Le piante viaggiano. Le erbe soprattutto. Si spostano in silenzio, come i venti. Non si può nulla,
contro il vento. (…)
L’evoluzione ne ha i suoi vantaggi, ma la società no. Il più umile progetto di gestione si scontra con il
calendario della programmazione: ordinare, gerarchizzare, tassare (…).
Come mantenere il paesaggio quale griglia tecnocratica applicare alle intemperanze della natura, alla
sua violenza? Il progetto di controllo totale trova alleati inattesi: i radicali dell’ecologia e i nostalgici.
Niente deve cambiare, è in gioco il nostro passato; oppure, niente deve cambiare, è in gioco la
biodiversità. (…)”

Gilles Clément, Il giardino in movimento, Quodlibet, Macerata 2011.

L’idea progetturale nasce dall’attenzione verso l’individuo e la sua esistenza.
La vita di una persona è caratterizzata da un’evoluzione un susseguirsi di esperienze, sia positive, sia negative, eventi individuali, traumi dalla nascita alla morte, passando per i vari sviluppi.
Interessante anche il cambiamento degli obiettivi che gli individui si pongono nell’arco della loro esistenza.
Il nostro pensiero si è rivolto a temi quali cambiamenti di processi e strategie nella memoria o le diferenze individuali nell’intelligenza, come ad esempio argomenti quali l’attaccamento e le interazioni familiari, l’amicizia, l’amore, la separazione e la perdita.
Per l’analisi di questi fenomeni infatti occorre tener presente la stabilità o il mutamento di personalità nelle varie età.
Tutto questo avviene in modo lento ed impercettibile.
Il progetto e la crescita di un giardino non si discosta, anzi pensiamo sia in sintonia con quanto appena espresso. L’evoluzione spesso lenta ed impercettibile…
Pia Pera, nel suo libro Al giardino ancora non l’ho detto, scrive “E’ cresciuta l’empatia. La consapevolezza che, non diversamente da una pianta, io pure subisco danni delle intemperie, posso seccare, appassire, perdere pezzi, e soprattutto: non muovermi come vorrei. Lungi dal vedermi come colei da cui dipende il benessere del giardino, mi so esposta alle contingenze, vulnerabile.
Se il giardino era stato il luogo dove contemplare metamorfosi e impermanenza, adesso l’accelerazione della corrente mi costringe a rendermi conto di esservi io stessa immersa. Non sono più un osservatore esterno, qualcuno che dispone e amministra. Mi trovo io stessa in balia. Questo
ispira un sentimento di fratellanza col giardino, acuisce la sensazione di farne parte. Altrettanto indifesa, altrettanto mortale. Meno sola, in un certo senso. Altrettanto sola? La leggerezza interiore nasce forse dal sentirmi libera dalla zavorra terribile del futuro, indiferente al
cruccio del passato. Immersa nell’attimo presente, come prima mai era accaduto, faccio fnalmente parte del giardino, di quel mondo futtante di trasformazioni continue”.Proviamo a raccontare il progetto… Entrando -entrata ed uscita sullo stesso lato- nel giardino le persone possono camminare lungo il percorso sinuoso costituito da vari materiali quali pietre, legno, corteccia. Lungo il percorso incontrano delle piante rampicanti su alcuni archi, bordure laterali all’insegna della leggerezza come graminacee e più vicine al camminamento delle aromatiche che profumano e stimolano l’olfatto. E perche no, si può scegliere di camminare scalzi per rendersi ancor più conto dei materiali del
camminamento. Tutto questo fa parte dell’esperienza, del cambiamento che un individuo può vivere nel nostro
giardino e in senso più ampio nella propria vita. Al centro vi è un esemplare arboreo che ombreggia con delle sedute, sedute anche nella parte
opposta ad entrate ed uscita, con la aromatiche leggermente rialzate da terra.

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